Il Modello valenziale di descrizione della lingua, che nasce ufficialmente con l’uscita di una pubblicazione postuma di Lucien Tesnière del 1959, si basa sul ruolo del verbo nella rappresentazione semantica dell’evento e nella strutturazione sintattica della frase. Secondo tale modello, ogni verbo grazie alla sua valenza, alle sue caratteristiche semantico-sintattiche, seleziona dei partecipanti all’evento e degli argomenti nella strutturazione della frase.
Il verbo può essere zerovalente (verbi impersonali: es. piovere in Piove); monovalente (es. camminare in Martino cammina); bivalente (es. trovare in Martino trova un tesoro, oppure arrivare in Martino arriva al castello); trivalente (es. dare in La signora del castello dà i tesori a Martino); tetravalente (es. tradurre in Martino traduce la lettera dall’italiano all’inglese). La frase risulta così costruita a partire dal verbo, regista di questa strutturazione, cioè dalla sua capacità di attrarre elementi intorno a sé.
L’immagine della valenza richiama, infatti, apertamente, all’ambito della chimica delle particelle atomiche.
Il nuovo approccio alla frase non prevede soggetto, predicato verbale e complementi (una poco rigorosa e lunga lista su base semantica), ma verbo e suoi argomenti (elementi necessari a completarne il senso, come soggetto, oggetto diretto, oggetto indiretto) per la frase minima o nucleare, circostanti della frase minima ed infine espansioni, informazioni di sfondo non collegate direttamente agli elementi della frase minima o nucleare.
1) Il Modello valenziale è rigoroso a livello scientifico.
2) Se l’insegnamento trasmissivo della grammatica tradizionale non facilita l’apprendimento di competenze metalinguistiche, generando ulteriori difficoltà agli alunni con DSA, parlanti italiano L2 e/o con Bisogni Linguistici Specifici (BiLS), la grammatica valenziale favorisce un approccio di tipo induttivo, supportando la riflessione metalinguistica e la scoperta attraverso l’esperienza. Non si applicano regole mnemoniche, ma si costruisce attivamente il sapere.
3) Il modello della grammatica valenziale stimola all’impiego del canale visuo-percettivo, permettendo una più facile memorizzazione in chi ha difficoltà di carattere verbale. La possibilità di ricorrere a diversi canali e modalità di apprendimento (attraverso l’uso di schemi radiali, l’impiego della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, la rappresentazione delle scene attivate dai verbi, l’uso di immagini transcodificabili in frasi minime etc.) favorisce una didattica motivante per gli alunni, che riescono meglio a comprendere la grammatica ottenendo risultati positivi.
4) L’applicazione della grammatica valenziale a scuola permette una implementazione del lessico mentale attraverso la focalizzazione sul ruolo del verbo.
5) Il modello valenziale permette di avere sempre un punto di partenza prestabilito – il verbo – che diventa un’ancora sicura da dove iniziare per pianificare una riflessione metalinguistica.