Cipì sostiene

A CHI È RIVOLTO

I destinatari delle azioni sono bambini disabili certificati L. 104/92 inseriti nei servizi educativi all’infanzia comunali

DOVE

Nidi comunali e scuole dell’Infanzia paritarie comunali del Comune di Prato

ATTIVITÀ

Le attività presuppongono:

• che il bambino disabile sia al centro della rete, in stretta e continua connessione con il gruppo classe/sezione, gli operatori di riferimento e la famiglia;
• una puntuale modulazione delle attività in riferimento alle caratteristiche del bambino, al grado di disabilità costantemente osservato e all’età;
• una particolare attenzione al gioco, cercando di predisporre quanto più possibile un ambiente ludico adattato e aperto alla socializzazione.

L’insegnante di sostegno può e deve miscelare armonicamente, sempre in accordo con la famiglia, gli insegnanti, il referente UFISMA ed il Piano Educativo Individualizzato, le seguenti tipologie di modalità operative volte a creare una rete di relazioni positive con i bambini disabili:

• Lavoro individuale: il lavoro individuale permette di tarare gli obiettivi e i livelli di difficoltà sulla base delle specifiche caratteristiche e bisogni del singolo bambino disabile. Il ricorso a tale modalità operativa va però contenuto e valutato attentamente per non correre il rischio di limitare l’espressione di abilità potenziali.
• Lavoro in piccoli gruppi: questa tipologia operativa di intervento permette di mediare tra le esigenze di risposta alle individuali esigenze del bambino seguito e la necessità di consentirgli comunque esperienze di confronto con il gruppo dei pari. La scelta dei compagni da inserire nell’attività di gruppo risulta fondamentale al fine di consentire al bambino disabile di avere la possibilità di svolgere un ruolo attivo e propositivo all’interno del gruppo stesso. Questa strategia si armonizza efficacemente con attività della sezione organizzate secondo la metodologia dell’«apprendimento cooperativo» in gruppi di 3-4 alunni.
• Partecipazione ad attività laboratoriali: in seguito all’autonomia scolastica sono aumentate le possibilità di inserire il bambino disabile all’interno di attività laboratoriali di diverso tipo. Solitamente tali attività sono proposte e attuate secondo specifici progetti che possono anche venire richiesti, sulla base del piano educativo individualizzato predisposto, proprio per venire incontro ai particolari bisogni e caratteristiche del bambino disabile. Il laboratorio costituisce, anche per l’utente diversamente abile, un momento significativo di relazione interpersonale e di collaborazione costruttiva con altri bambini e con i docenti, dinanzi a progetti da realizzare e compiti comuni da svolgere.
• Lavoro all’interno della sezione: all’alunno con disabilità va garantito il diritto di partecipare, per quanto gli è possibile, alle attività all’interno del gruppo. In queste situazioni l’insegnante di sostegno può intervenire in contemporanea mediando e adattando il materiale utilizzato.
• Mediazione tra contesto e risorse del bambino. L’insegnante di sostegno, nel suo operato quotidiano, valuta continuamente il contesto in termini di “barriere” e “facilitatori” e media le interazioni tra i compagni, e con ogni altro operatore educativo, in modo da facilitare una migliore partecipazione e inclusione alle attività ma anche alla vita di classe, compresi i momenti più ludici e di socializzazione della giornata educativa.