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ARTE, SCRITTURA, TEATRO COME CURA DI SE’ E DELLA COMUNITA’. 960 634 Pane e Rose - cooperativa sociale

ARTE, SCRITTURA, TEATRO COME CURA DI SE’ E DELLA COMUNITA’.

Marcello: “Non ho mai fatto un’intervista in vita mia.”

Alice Lou.: “Mai? E’ la prima volta?”

Marcello: “Sì. E’ la prima volta.”

Inizia così l’incontro con Marcello Mecco, uno degli attori del lavoro che sto per raccontarvi, un dialogo libero con pensieri e parole senza controllo. Sono circa le 16:14 di un pomeriggio afoso e soleggiato, in pieno agosto. Ci troviamo in un giardino coperto da un tappeto di finta erba che è lo spazio esterno di una struttura ribattezzata Centro Servizi | Hub Sociale, progetto nato dalla collaborazione fra le cooperative Pane e Rose e Il Girasole. Questo luogo ospitava un asilo nido che, una volta chiuso, nel tempo, aveva lasciato spazio a un “non luogo”, uno spazio fisico e simbolico, per persone che cercavano riparo dalla cosiddetta “strada”. Il 20 settembre scorso, in questo spazio, è stata fatta la presentazione della seconda uscita de “La Strada”, un giornale a cui teniamo molto, ed è stata anche l’occasione per aprire le porte per la prima volta al quartiere. La prossima volta sarà il 28 settembre alle ore 21:00 per lo spettacolo teatrale a cui siete tutti e tutte calorosamente invitat*.

IL NOSTRO GIORNALE, UN ESPERIMENTO EDITORIALE DI LIBERTA’.

La Strada è un progetto editoriale coraggioso, nato nella sede precedente, la cosiddetta Casa Renato Ciabatti sita in Viale Borgo Valsugana. Il giornale raccoglie testimonianze artistiche e poetiche, pensieri, parole, canzoni, immagini, discorsi, tanti discorsi … di persone che hanno “attraversato” quello spazio, un “anda e rivieni” di volti, sguardi, bisogni, richieste di aiuto, frustrazioni e sofferenze, ma anche tanta bellezza.

L’operatrice Chiara Gori, artista artigiana, mastra cartaia, socia e storica lavoratrice della Cooperativa Pane e Rose, ha raccolto le testimonianze artistiche di tante persone. Mi ricordo bene quando è arrivata da me con la sua chiavetta USB ricca di materiale umano prezioso. Da quel giorno abbiamo costruito un vero e proprio giornale, cercando di non alterare i contenuti degli autori, perchè per noi aveva senso che riflettessero luci e ombre, con cui possiamo provare a fare lo sforzo di empatizzare e entrare in relazione, senza portare la narrazione in luoghi di convenienza o di parzialità. Ci siamo dette più volte, durante il lavoro di impaginazione e di cura dei contenuti, che questo giornale aveva senso come uno spazio “vero” di libertà, valore che tante persone che frequentavano la struttura residenziale non possono e non potevano avere. Libertà di dire, con errori, crepe, dubbi. Libertà di Fare e Essere. Ci siamo dette tante volte che le persone sono contraddizioni, domande, soggetti in movimento, performance aperte…non sono oggetti, numeri, categorie, verità assolute, come spesso i discorsi fanno intendere. In una vita da “nomadi urbani”, senza casa, senza stabilità, e costellata da precarietà di risorse e affetti, non ci sono certezze, nè libertà, nè possibilità di scelta. C’è la sopravvivenza con le sue tante traiettorie…vissute, agite e subite da chi si trova “fuori” dal sistema dominante e dal gruppo umano di chi riesce a farcela. Ma, nulla è perduto! Cerchiamo di trasmettere questo messaggio nelle nostre progettualità e, in particolare, le arti pensiamo siano il canale migliore in cui possiamo agire trasformazioni e cambiamenti interiori, nostre e di chi abbiamo intorno, anche inaspettate e apparentemente impossibili.

IL TEATRO IMPOSSIBILE CHE DIVENTA POSSIBILE.

Mi erano giunte voci di un coordinatore che stava tentando di sperimentare il teatro negli spazi del centro residenziale, che gioia saperlo!

Stefano Luci è regista e coordinatore dell’equipe, nonchè referente, formatore e conduttore nell’esperienza di teatro, messo in piedi con un gruppo di uomini che frequentano e abitano adesso nella struttura, con la collaborazione di un gruppo di studenti e studentesse del laboratorio teatrale del Liceo Coperanico. Questo percorso sta facendo prendere forma a uno degli obiettivi più ambiti e difficili per chi non è attore professionista: fare uno spettacolo di teatro per un pubblico.

Stefano voleva che documentassi questo esperimento, possiamo dire “magico”, che ha un grande bisogno di “essere visto” non solo da noi operatori e operatrici addett3 ai lavori, lavoratori e lavoratrici, ma da tutti e tutte, soprattutto dalla cittadinanza che non ha apparenti motivi di “attraversare” i nostri spazi.

Ci accomodiamo su sedie di plastica e sedute improvvisate intorno a un tavolino.

Metto il telefono in mezzo al tavolo e premo il PLAY.

MARCELLO MECCO | “Siamo una banda di sgangherati che farà uscire qualcosa di bello, di molto bello”

Alice Lou: “Come stai?”

Marcello: “Bene”

Alice Lou: “Ci racconti dal tuo punto di vista il lavoro che state facendo?”

Marcello: “Secondo me è uno spettacolo teatrale molto carino, molto bello. Stiamo preparando le varie fasi e io, essendo tecnico del suono sto preparando anche la colonna sonora…che altro da dire?”

Alice Lou: “Sei un personaggio della scena?”

Marcello: “Sarei il protagonista”

Alice Lou: “Che protagonista è?”

Marcello: “Sono un signore che si sveglia da un sogno, ricorda in questo sogno un rigore, parliamo di calcio, che è stato il rigore più lungo del mondo. Quindi si mette a narrare questa avventura che porta al rigore”

Alice Lou: “Conoscevi questo testo?”

Marcello: “No, leggo tantissimo, ma non lo conoscevo”

Alice Lou: “Ci sono delle cose di questo testo che ti hanno colpito?”

Marcello: “In generale tutto il testo.”

Alice Lou: “Che messaggio porta? Se ti viene?”

[ride]

Marcello: “Che messaggio porta…non ubruacarsi troppo” [ridiamo tutti]

Alice Lou: “Mi hai detto che sei un tecnico del suono…per la colonna sonora ti sei ispirato a qualcosa?”

Marcello: “No, sto procedendo a scene. Sono stato dieci anni tecnico nel suono e ho lavorato anche con vari personaggi famosi […] Fin da piccolo ho sempre avuto la passione per l’audio, smontavo le casse. Quando ero ragazzo e andavo in discoteca ancora prima di andare a salutare i miei amici andavo a vedere che impianto ci fosse nel locale. Sono andato a studiare per tre anni Ingegneria Sonora e sono diventato fonico, ho fatto il fonico e poi mi sono specializzato in psicoacustica teatrale “

Alice Lou: “Era tanto che non usavi le tue competenze e che stai usando per questo lavoro?”

Marcello: “Erano tre anni che ero fuori da quel sistema […]”

Alice Lou: “Ho lavorato in luoghi difficili dove era stato portato il teatro. Ho visto che l’arte può aiutare a stare meglio. Tu hai un pensiero su questo?”

Marcello: “Guarda…siamo una banda di sgangherati che però sicuramente farà uscire qualcosa di bello, di molto bello!”

Alice Lou: “Imboccallupo e grazie”

Marcello: “Grazie a te”

La parola passa a un altro signore.

Chiedo se posso registrare e mi dice “Aivoglia!”.

SIMONE FABIANELLI | “Mi ha aiutato far teatro”

Il regista lo introduce.

S.Luci: “Marcello ha detto bene, è proprio una banda di sgangherati che ben rappresenta una squadra di questo paese sperduto della Patagonia, che è una banda di sgangherati che poi arriva a vincere il campionato di calcio. Stefano è un altro protagonista di questo bar di avventori dove si raccontano queste storie. E la sua storia è quella più emozionante di tutte perchè appunto riguarda il rigore più lungo del mondo. Stefano è anche l’autore della locandina.

[un disegno fatto a matita che rappresenta la squadra di calcio]

Simone: “Ce l’hai?”

Alice Lou: “Sì, me l’ha mandata il regista, mi ha colpito, è molto bella”

Simone: “Sai…io ho sempre saputo disegnare, però nell’invecchiare mi sta venendo anche meglio…”

Alice Lou: “Tu racconti una storia nella scena?”

Simone: “Sì, in pratica sono il suo compagno di bevute [indica Marcello…ridiamo], sono un avventore del bar”

Alice Lou: “Vuoi raccontare qualcosa di questa storia?”

Simone: “Sì. E’ un campionato sudamericano, nella valle del Rio Negro. C’è una squadra di calcio composta da un gruppo di sgangherati – l’Estrella Polar – che nel ’58, stranamente, inizia a vincere sempre 1 a 0, 1 a 0…e arriva al match con la squadra più potente, il Deportido Belgrano, che è una squadra…più aristocratica via. Sicchè si arriva al momento dell’ultimo scontro perchè erano sull’1 a 1, e a un certo punto l’Estrella Polar si porta in vantaggio sul 2 a 1, e succede dopo che siccome l’arbitro è diciamo…un corrotto via [risata] all’ultimo minuto decretò un calcio di rigore su un tuffo di un giocatore dove non c’era fallo. Successe una rissa, l’arbitro prese un pugno nel viso, e sospesero la partita e poi…”

Alice Lou: “Poi non spoileriamo…”

S. Luci: “Esatto! [sorridiamo] Si può dire questo…che la partita viene sospesa perchè gli ultimi non potevano vincere contro i primi, quindi sospendono la partita prima di questo calcio di rigore.

Possiamo dire che il personaggio interpretato da Stefano introduce una serie di personaggi del passato, perchè loro hanno vissuta la partita da quindicenni. In pratica si ritrovano a quaranta anni in questo bar a ricordare magicamente questa storia. C’è una commistione fra passato e presente con flashbeck, un racconto “a scatole cinesi”, una dimensione fra sogno e realtà. E non lo raccontiamo, ma vi dico che alla fine c’è un finale meraviglioso in cui si riuniscono queste dimensioni. E lui [si gira verso Simone] nel raccontare introduce vari personaggi della storia, fra cui l’allenatore.

Simone: “L’allenatore è un personaggio un po’ dispotico. Era un uomo sempre vestito di nero, con il sigaro in bocca, una cicatrice sulla fronte, e correva lungo la linea laterale con un frustino di vimini in mano [ride] incitando i giocatori a dare il massimo. Frustava, frustava…nelle gambe, diceva le peggio sconcezze ai giocatori, incitava così in questo modo e dava forza ai giocatori.”

Alice Lou: “Te avevi recitato prima?”

Simone: “No.”

Alice Lou: “Come è stato questo incontro con la recitazione?”

Simone [si gira e guarda il regista] : “Lui!”

Commento dicendo non è semplice recitare e mettersi in gioco.

Simone: “No…sai io ho una storia […] è ho preso una bella botta […] mi ha aiutato far teatro, a passare il tempo. Che poi se io mi distraggo non penso… perchè io non ho bisogno di medicine, tutto sta qua” [indica la testa]

Alice Lou: “Vuoi raccontare qualche altro personaggio di questa storia?”

Simone: “Sì. Il Gato Diaz, il portiere. Il leggendario Gato Diaz, un uomo un po’ strano, era il portiere dell’Estrella Polar. Lui aveva il compito di parare questo rigore a 20 secondi dalla fine che è stato decretato da Erminio Silva, l’arbitro corrotto dal Belgrano.”

Alice Lou: “Avevi letto questo testo prima?”

Simone: “No. Osvaldo Soriano è uno scrittore argentino. Sai, del calcio me ne intendo, anche se ora ci sto meno dietro…mi garba il calcio argentino. Io lo seguivo il calcio, son juventino, disgraziatamente gobbo.”

Alice Lou: “Te invece?” [guardo Marcello]

Simone: “Io tifo Roma.”

Alice Lou: “Stefano vuoi dire qualche altra cosa?”

Simone: “Sì, mi ha aiutato fare teatro”

Alice Lou: “Come ti senti nell’idea che dovrai recitare di fornte a un pubblico?”

Simone: “Non ho vergogna. Perchè prima…guarda un po’ che strano, quando ero bambino alle elementari poi alle medie, anche se sapevo le cose avevo l’ansia. Ora mi è andata via l’ansia! Forse sarà…che mi c’è vorsuto “la frustata” e poi anche a invecchiare…”

Alice Lou: “Grazie”

Simone: “Di niente”

Si avvicina un altro signore al nostro tavolo, mi rivolgo a lui.

ROY RAFANELLI | “Ha i tempi comici…sa fare le imitazioni!”

Alice Lou: “Tu reciti in questo spettacolo?”

Roy: “Sì”

Alice Lou: “Che personaggio fai?”

Roy: “Eh, il protagonista”

Roy: “Putroppo sì”

S.Luci specifica che questo protagonista è quello raccontato nel passato, quello della partita, il portiere.

Alice Lou: “Vuoi raccontare di questo protagonista?”

Roy: “No.”

Alice Lou: “Ti ha aiutato fare teatro?”

Roy: “Un pochino.”

Alice Lou: “In cosa?

Roy: “Un po’ nell’insicurezza.”

Alice Lou: “Segui il calcio?”

Roy: “No.”

Alice Lou: “Quindi ti sei avvicinato a questo tema con questo lavoro…”

Roy: “No non mi ci sono avvicinato, mi ha fatto avvicinare lui [guarda il regista] con la forza” [ridiamo]

Alice Lou: “Il ruolo del protagonista è al centro dell’attenzione…come mai questa scelta?”

Roy: “Eh appunto. Non è facile. Non l’ho scelto io, l’hanno scelto loro” [guarda il gruppo]

Alice Lou: “Ti hanno ti hanno scelto loro perchè?”

Roy: “Lo dovresti chiedere a S. Luci.”

Mi giro verso il gruppo e chiedo perchè lo hanno scelto.

Roy: “No, chiedilo a Stefano Luci!”

S.Luci: “L’ho scelto perchè gli fa tanto bene e perchè c’ha una bella personalità per fare quel ruolo teatrale lì, va solo un po’ spronato, però poi si diverte e anzi, quando carbura, devo dire che è proprio un mattatore, è molto istrionico.”

Leggo in questi commenti il legame che si è creato. Permettersi di delegare il proprio racconto, fidarsi delle parole dell’Altr3. Affidarsi nel “gioco teatrle” dove lì, quello che si mette in gioco sono le resistenze, le emozioni, i tratti della personalità. E’ un lavoro profondo quello che si scopre recitando, una ricerca continua e piena di Sensi e di Senso.

Continuo le domande che si improvvisano sul filo libero del discorso.

Alice Lou: “Ti piace il comico?”

Roy: “Sì”

[accennano una battuta … una voce che imita un passaggio del testo, buffa, ridiamo]

S.Luci: “Ha i tempi comici! E sa fare le imitazioni…”

Alice Lou: “Ah, tipo?”

Roy: “No, dai. Ora mi vergogno così.”

Alice Lou: “Tranquillo, piano piano ci si conosce, lo sento che c’è vergogna.”

Roy: “Sì, è così. Poi piano piano ti piglio pe’ i culo!Non ti preoccupare.”

Si commenta un altro aspetto molto interessante del racconto, il ruolo del Paese e della Comunità. Il parallelismo con la vita quotidiana che vivono attori, operatori e operatrici è importante e evidente. I confini fra racconto della scena teatrale e racconto della vita di tutti i giorni, sfumano.

Alice Lou: “Ascoltandovi mi viene in mente quando il Napoli vinse il campionato e in generale quelle storie di chi si riscatta venendo dal basso…”

S.Luci: “Sì, assolutamnte. E anchei Il ruolo del paese è chiave. All’inizio i concittadini dei giocatori di calcio andavano a vedere le partite per insultarlie prenderli in giro, perchè erano ritenuti disgraziati, imbranati e ubriaconi. Quell’anno – nel ’58 – non vanno più allo stadio per insultarli, piano piano diventano i beniamini, poi iniziano a fargli i regali e a dare ai giocatori i doni perchè diventano delle leggende, e addirittura tutto il paese si muove per andarli a vedere, e questa forza spinge la squadra fino alla fine, soprattutto lui [si rivolge a Roy]che parerà il rigore.

Dentro questa storia c’è un’altra storia molto umana: il presidente dell’Estrella Polar per fargli parare il rigore, questo “patron”, corromperà la più bella del paese di cui lui era innamorato dicendole che si doveva fidanzare con il portiere per una settimana e uscirci insieme fino a domenica con la promessa che lui parerà il rigore. Per riprendere il filo della storia…quando interrompono la partita la sospendono per una settimana, e la inizieranno solo per venti secondi per quel rigore lì. In quella settimana succede che tutto il paese tira i rigori a lui, in tutti i modi, e con tutti gli oggetti…tipo anche con le ciabatte! A un certo punto lui non ha più voglia, sembra distratto, allora il presidente – interpretato da me – gli fa: “Gato, ma lo pari questo rigore?”, e lì capisce che lui è innamorato di questa donna che si chiama Morena.

Alice Lou: “Quindi la forza della comunità…ma anche la forza dell’amore…”

S.Luci: “Sì, è così. Quindi il presidente va da questa Morena, interpretata da un’attrice studentessa del Liceo Copernico. Insomma le porta delle rose e le fa intendere che gli deve questo favore fingendo di amare il portiere. E dopo c’è questa famosa frase:

[la voce rotta e piena di emozione di Roy finisce la frase iniziata dal regista]

Roy: “Ricordati nella vita, non si sa mai chi inganna e chi è ingannato”

S.Luci:La Morena appena lui ha parato il rigore se ne va. E, nonostante tutto, lui rimane una leggenda.”

Entra un altro signore, che fino all’ora si stava adoperando nella sistemazione di alcune cose dello spazio esterno, ci osservava da lontano senza partecipare alla chiacchierata. Pensavo avesse un ruolo di manutentore di quel luogo. Capisco, quando arriva, che si tratta di un altro attore.

STEFANO BARNI | “Un attore è un attore. Noi, purtroppo, siamo un po’ più veri.”

Stefano Barni: “Ditemi, icchè vu volete..” [sorridiamo]

Alice Lou: “Si stava facendo una chiacchierata su questo lavoro”

Stefano Barni: “Intanto si vorrebbe ringraziare Stefano…cognome… scusate sono un po’ stanco, Luci ecco, per questa possibilità che ci è stata data […]”

Alice Lou: “Che personaggio fai?”

Stefano Barni: “Praticamente faccio il magazziniere del campo. Un personaggio che tartaglia, che rompe le scatole […] in quel famoso ’58 si è creato un periodo per cui questi giocatori sciagurati hanno creato una forza nel paese e una forza di gruppo. C’erano le squadre di livello, con i soldi, e quantomeno dei “signoroni” che stranamente non riuscivano a vincere contro i giocatori dell’Estrella Polar. E quest’ultimi un po’ per fortuna, un po’ per il caso, un po’ per qualche prodezza di qualche fuoriclasse un po’ più attempato…riuscivano a portare in fondo le partite a loro favore. Tutto questo ha creato un grande entusiasmo in tutto il paese […] battute, ridicolezze, sregolatezze, giochi di qualsiasi genere. La cosa ridicola era che praticamente che questi giocatori non avevano fermezza, giocavano con “pancioni”, non si lavavano, non si rasavano…scarpette rotte, usavano la solita maglietta sempre, sudati marci… era ridicolo che in questi stati riuscivano a portare “a casa” il risultato.”

Stefano Barni: “Questo ci ha fatto partecipi della nostra situazione…”

[esce dal racconto e parla della situazione fuori dalla fiction]

Stefano Barni: “Situazione non semplice, noi viviamo in una situazione particolare di Prato, si vive in una casa comune. Tanti ragazzi hanno voglia di lavorare, hanno voglia di fare, ma tante volte non siamo stimolati da niente. Più che invisibili siamo molto visibili, e questa visibilità che sembra invisibile ci rende… forse verso gli altri…ostili. Questo spettacolo e questo percorso ci ha dato la forza di reinventarSi attori di un teatro. Forse tanti di noi non hanno saputo recitare, ma hanno fatto sul serio, non è semplice. Anche scherzare non è semplice su certe cose, anche tante parole ci portano indietro su situazioni già passate…non è semplice, è una situazione di cui ci sarebbe bisogno di parlarne più con calma.

Alice Lou: “State portando un messaggio importante. Viviamo in un momento in cui ognuno pensa a sè stesso, le famiglie sono isolate, le persone sono in difficoltà, sono meno aiutate…”

Stefano Barni: “Noi vorremmo far sapere che siamo una forza non indifferente. Non vorremmo essere dimenticati […] abbiamo bisogno di sentirci utili. Per esempio c’è stato un alluvione, ci potevano chiedere di dare una mano. Poi noi siamo al limite, si vive di stenti, se ci avessero dato a fine serata o a fine settimana qualcosa, per comprarci le sigarette, fare una cena…”

Inizia e finisce con un dialogo libero, riflessivo, profondamente umano, di cui son grata.

Marcello: “Ognuno ha la sua storia, ognuno si porta dietro la sua croce…però il messaggio è che ci si può fare insomma, ce la possiamo fare”.

Alice Lou: “Sì, penso anche che siamo quello che siamo abituati a vivere, e mettersi in gioco in nuove situazioni e in nuove opportunità crea altre storie di noi…”

Stefano Barni: “Farci conoscere anche, perchè ad esempio nel mondo del lavoro siamo utili…saremmo anche pronti di fare qualcosa”.

Alice Lou: “L’arte è un modo per farsi conoscere ed è un canale di cura enorme”

Marcello: “E’ vero”

Stefano Barni: “E’ anche complicato e difficile per noi. Metterci la faccia davanti a un pubblico è un attimo andare in stallo!”.

S. Luci: “Noi ci crediamo tanto. Neanche con attori professionisti è possibile ricreare questa genuinità…”

Stefano Barni: “Un attore è un attore. Noi, purtroppo, siamo un po’ più veri.”

Marcello: “Io prima avevo difficoltà a esprimere le mie cose alle persone, e poi invece piano piano, grazie a questo percorso, sono riuscito a trovare un canale per potermi aprire […] essendo solo, non avendo nessuno, non ho nè padre nè madre, nè fratello, non ho nessuno, quindi per me era doppiamente difficile aprirmi, però ci sono riuscito”

Alice Lou: “Come avete lavorato per arrivare a mettervi in scena?”

S.Luci: “Io espongo la mia idea, il canovaccio, ma andiamo tanto di improvisazione. Ci sono tante associazioni con le vite reali. Quando le scene sono state capite, i personaggi sono stati abbozzati e costruiti…e soprattutto quando loro si divertono, si va a lavorare sui dettagli, soprattutto sui tempi della scena. Quando si capisce la storia e il messaggio che c’è dentro, in realtà la fatica è più tamponarli ora! [si sorride]. Però ecco, tanta tanta improvvisazione, li lascio liberi… e vado a condividere dove si può arrivare con la recitazione. Anche per i personaggio io ho dato a ciascuno un “ritrattino”, una bozza, uno schizzo e poi ognuno l’ha costruito… l’ha fatto crescere”

Marcello: “Sì, sono nati molto spontanei!”

S.Luci: “Ognuno ha creato il proprio personaggio come una sua creatura, partendo da quello schizzo”.

Stefano Barni: “Mi piacerebbe in futuro lavorare su dare ironia al comportamento di tutti, facendo un lavoro più sullo scherzo, secondo me sarebbe meglio”

Alice Lou: “Fare il comico dici?”

Stefano Barni: “Sì”

S.Luci: “Stiamo già facendo qualcosa che sembrava impossibile…”

Viene coinvolta anche una donna in questo scambio libero. Lei è Annika Saks, collabora con il gruppo, è videomaker e autrice del video promozionale. Racconta la sua esperienza e il suo sguardo sui lavori di Stefano Luci: si parla di quello che si crea con il teatro, nelle relazioni, gli scambi, e quella “magia” dove tanti livelli si trasformano.

Gli occhi diventano lucidi, non solo i suoi.

Simone Barni: “Grazie per l’emozione.”

L’ARTE COME CANALE DI CURA.

Siamo sempre più convinti e convinte che la libertà di espressione e gli spazi per “dare voce” a chi non ne ha, costituiscano uno “spazio di cura” non solo per queste persone, ma per l’interna comunità. L’ Arte crea un terreno comune dove le storie personali trovano ascolto, riconoscimento, confronto e empatia, valore sociale e diventano politiche. L’ Arte può essere un ponte fra chi si ritrova ai margini di questa società e chi non sa cosa succede lì, ai margini. Un ponte prima di conoscenza, che aiuta la comprensione e ci fa connettere in livelli emozionali in cui tanti, se non tutti, possono imparare a Vedere e Sentire. L’Arte, il Teatro, la Scrittura e in generale tutto ciò che stimola il pensiero artistico e espressivo, produce non solo valore sociale collettivo e individuale inestimabile, ma possiamo anche dire che produce in maniera tangibile e concreta “benessere collettivo”, mentale ed emotivo. Stare in relazione con i propri canali espressivi, conoscerSi in quelli, accenderSi in una dimensione artistica con Altri e Altre, stare nelle dimensioni profonde delle emozioni, insieme, crea trasformazione profonda di Sè e delle realazioni con chi abbiamo intorno. Tutto questo diventa antidoto alla sofferenza prodotta da tutto quello che non trova spazio per fuoriuscire, dall’isolamento sociale, dalla discriminazione abitativa, sociale, razziale, socio-culturale, dalla violenza istituzionale e dalle ingiustizie. L’ Arte diventa un antidoto contro la sofferenza di chi non è riuscito a diventare una storia di successo sociale. Come in tutte le storie noi ci crediamo in intrecci da riscrivere e traiettorie da immaginare per finali creduti impossibili. Per questo investiamo in progettualità in cui le persone possono darsi risvolti narrativi nuovi, e possono costrursi Altre Possibilità di Essere, possono acquisire agli occhi degli Altri e delle Altre – il pubblico della vita quotidiana – immagini costruttive, percepite finalmente utili e positive per la collettività, tutta.

Interviste e testo a cura di Alice Lou Tanzarella

Welfare Aziendale in Toscana: Il Progetto WAVES Traccia Nuove Strade 960 720 Pane e Rose - cooperativa sociale

Welfare Aziendale in Toscana: Il Progetto WAVES Traccia Nuove Strade

Il 4 luglio 2024, Firenze ha ospitato un evento significativo nel panorama del welfare aziendale toscano. Presso la sede di Legacoop, si è tenuto un tavolo tecnico per presentare i risultati del progetto WAVES (Welfare Aziendale come Valore dell’Economia Sociale), che ha coinvolto quattro cooperative sociali: Pane&Rose, CAT, Coop21 e LeGO.

In un contesto di crescenti sfide economiche per le cooperative sociali, WAVES emerge come un tentativo di rispondere alle esigenze dei lavoratori senza compromettere la sostenibilità delle imprese. Avviato nel 2022 con un finanziamento di 860.000 euro dal programma “#Conciliamo”, il progetto ha introdotto misure di welfare innovative in un settore caratterizzato da margini operativi storicamente bassi.

Infatti, i risultati presentati mostrano un impatto significativo e diversificato su 843 tra soci e lavoratori delle quattro cooperative coinvolte. Pane&Rose ha implementato un ventaglio di iniziative che spaziano dalla salute al supporto pratico: 14 lavoratori hanno partecipato a incontri sulla corretta alimentazione, 57 hanno beneficiato dell’estensione dell’assicurazione sanitaria, e 25 hanno avuto accesso a pacchetti di attività per il benessere. Particolarmente innovativi sono stati i servizi di supporto domestico, con 16 interventi di manutenzione e 15 di pulizie a domicilio, oltre all’introduzione di un “maggiordomo aziendale” a disposizione di tutti i lavoratori. Sul fronte tecnologico, Pane&Rose ha distribuito 25 notebook e 27 dispositivi mobili, promuovendo il lavoro agile.

CAT ha focalizzato i suoi sforzi su 60 lavoratori, con iniziative mirate come l’integrazione della maternità al 100% e programmi di riqualificazione professionale per il rientro dalla maternità. La cooperativa ha anche investito nell’aggiornamento tecnologico, fornendo computer e PC ai suoi dipendenti.

Coop21, pur essendo la più piccola del gruppo, ha coinvolto 40 lavoratori, offrendo buoni spesa ai soci con contratto di lavoro dipendente e dotando 12 persone di strumentazione informatica, un passo importante verso la digitalizzazione e la flessibilità lavorativa.

LeGO ha dimostrato un approccio particolarmente inclusivo, coinvolgendo ben 210 lavoratori. Le iniziative spaziano dai buoni spesa per i lavoratori con anzianità di servizio, a sedute fisioterapiche e psicologiche per i soci. Significativo è stato l’investimento in tecnologia, con l’acquisto di PC, smartphone e tablet, e l’allestimento di spazi di co-working. LeGO ha anche puntato sulla formazione per il lavoro da remoto, promuovendo la digitalizzazione dei processi lavorativi.

Questi risultati concreti dimostrano come WAVES abbia saputo adattare le iniziative di welfare alle esigenze specifiche di ciascuna cooperativa, creando un impatto positivo e tangibile sulla vita lavorativa dei dipendenti.

Durante l’incontro, i consulenti di ADAPT hanno fornito un’analisi del quadro normativo, evidenziando come le azioni di WAVES possano rappresentare un modello di innovazione in un settore che necessita di nuove strategie per bilanciare la qualità dei servizi, il benessere dei lavoratori e la sostenibilità economica.

Il rappresentante di Legacoop Toscana ha commentato: “WAVES dimostra come il welfare aziendale possa essere uno strumento per conciliare le esigenze dei lavoratori con la sostenibilità delle cooperative, in un momento in cui il settore affronta sfide significative sul fronte dei costi e dell’innovazione dei servizi.”

Dal canto suo, il rappresentante di Confcooperative Toscana ha aggiunto: “Queste iniziative si allineano con il nuovo CCNL delle cooperative sociali, offrendo una prospettiva su come migliorare le condizioni dei lavoratori in un contesto di risorse limitate. WAVES potrebbe indicare una via per affrontare le sfide salariali senza compromettere la stabilità finanziaria delle cooperative.”

Questo progetto non solo ha portato benefici tangibili ai lavoratori coinvolti, ma apre anche una riflessione su come le cooperative sociali possano evolversi per affrontare le sfide future. La partecipazione attiva di stakeholder locali all’evento suggerisce un interesse crescente verso approcci innovativi al welfare aziendale, in un momento in cui il settore è alla ricerca di soluzioni per mantenere la sua missione sociale in un contesto economico sempre più complesso.

WAVES rappresenta un tentativo concreto di trovare nuove strade per il welfare aziendale nelle cooperative sociali toscane. I risultati presentati offrono spunti di riflessione su come bilanciare il miglioramento della qualità della vita lavorativa con la necessità di innovazione e sostenibilità economica del settore.


Per approfondimenti: wellcoop.it

logo WellCoop
Webinar di presentazione della piattaforma WellCoop 960 186 Pane e Rose - cooperativa sociale

Webinar di presentazione della piattaforma WellCoop

Lunedì 10 giugno si è tenuto un webinar online che ha visto la partecipazione di esponenti delle quattro cooperative partner: CAT, Coop21, LeGO e Pane&Rose. Durante l’evento, è stata presentata la nuova piattaforma WellCOOP, uno strumento innovativo pensato per migliorare il welfare aziendale e di comunità.

I relatori hanno illustrato le principali funzionalità della piattaforma e le modalità di registrazione per i soci e i lavoratori delle cooperative. È stato spiegato come richiedere e usufruire delle attività di welfare aziendale, che includono assistenza sanitaria, formazione professionale, buoni pasto e programmi di benessere.

La piattaforma WellCOOP si pone come un punto di riferimento per promuovere la conciliazione tra vita lavorativa e privata, migliorando la qualità della vita dei dipendenti e della comunità. La partecipazione attiva e l’interesse mostrato durante il webinar confermano l’importanza di questa iniziativa per il futuro del welfare aziendale.

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il Progetto SAI celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato 960 679 Pane e Rose - cooperativa sociale

il Progetto SAI celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato

L’equipe di operatori e operatrici SAI, insieme a enti e soggetti della rete territoriale vi invita all”iniziativa organizzata per celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato, un evento pensato per creare un ponte fra l’accoglienza e la cittadinanza. 

Il docufilm INSAI vuole dare uno scorcio del progetto SAI e narrare con punti di vista “inside” operatori/operatrici, persone che vivono nelle case di accoglienza, persone e professionalità che entrano in contatto con il progetto e con le persone che lo animano.

E’ stato un lavoro documentario denso e complesso, frutto di interviste, riprese di attività e momenti significativi della “vita articolata, emozionante, difficile e multi sfaccettata” del progetto SAI da varie angolature.

L’iniziativa sarà anche l’occasione per conoscere le attività di Women Attack, un gruppo che nasce da un percorso co-partecipativo fra operatrici SAI e alcune donne che abitano in accoglienza.

Le donne si sono auto-rappresentate attraverso il racconto di sé e del gruppo – itinerante e in continua rimodulazione dati ingressi e uscite delle persone temporaneamente accolte – attraverso l’arte e la creatività.

Il gruppo si è aperto al territorio in vari modi e ha creato iniziative con alcuni circoli Arci di Prato. Il risultato del percorso collettivo, creativo,  ha prodotto gadget di artigianato artistico grazie alle competenze e “i saper fare” artigianali di operatrici SAI e donne in accoglienza.

Nell’iniziativa del 20 giugno dedicata alla Giornata Mondiale del Rifugiato le donne propongono alcune novità rispetto agli appuntamenti precedenti. 

La giornata sarà arricchita da musica, fotografia, djset, attività di danza hip pop, scambi e riflessioni con interventi sui temi che coinvolgono le persone che si trovano nella condizione di Rifugiato/a in Italia.

Anziani che giocano a scacchi
Giocare fa bene ad ogni età 960 640 Pane e Rose - cooperativa sociale

Giocare fa bene ad ogni età

La nostra società tende a vedere il gioco come un’attività infantile, associata a svago e divertimento superficiale, piuttosto che a un mezzo di crescita e sviluppo personale. Questo pregiudizio può portare gli adulti, e soprattutto gli anziani, a trascurare i benefici che il gioco può offrire.

Smettere di giocare significa rinunciare a uno strumento potente che può stimolare la mente, favorire la socializzazione e migliorare il benessere emotivo. Rivalutare il gioco come attività significativa e benefica per tutte le età è fondamentale per promuovere una vita più sana e soddisfacente.

Studi scientifici confermano che il gioco ha effetti positivi sul cervello degli anziani. Teorie come quella della neuroplasticità, che sostiene che il cervello mantiene la capacità di riorganizzarsi e creare nuove connessioni neuronali anche in età avanzata, supportano l’idea che l’attività mentale possa prevenire il declino cognitivo. Inoltre, ricerche nell’ambito della psicologia positiva indicano che il gioco può migliorare il benessere emotivo, riducendo stress e ansia. Vediamo insieme perché.

Il gioco stimola il cervello. Attività come cruciverba, sudoku, giochi di carte o scacchi possono aiutare a mantenere la mente attiva, migliorare la memoria e prevenire il declino cognitivo. Questi giochi richiedono concentrazione, strategia e problem solving, abilità che aiutano a mantenere il cervello in forma.

Il gioco implica interazione sociale, che è fondamentale per il benessere emotivo e mentale. Giocare con amici, familiari o in gruppi può combattere la solitudine e l’isolamento, frequenti nella terza età. La socializzazione attraverso il gioco promuove un senso di comunità e appartenenza.

Giocare può ridurre lo stress e migliorare l’umore. La risata e il divertimento associati ai giochi rilasciano endorfine, le sostanze chimiche del benessere nel cervello, migliorando così l’umore e riducendo l’ansia.

Alcuni giochi richiedono movimento fisico, che è altrettanto importante nella terza età. Giochi come il bocce, il bowling o persino la Wii possono incoraggiare l’attività fisica leggera, migliorando la coordinazione e la mobilità.

Non sai a cosa giocare? Ecco alcuni suggerimenti:

–  Giochi da Tavolo e di Carte: Scacchi, dama, burraco, bridge e altri giochi di strategia.

– Giochi di Parole: Cruciverba, giochi di parole incrociate, rebus e anagrammi.

– Videogiochi: Esistono videogiochi semplici e divertenti che possono essere praticati a tutte le età, oltre a quelli progettati specificamente per gli anziani (ad esempio, conosci la piattaforma Silverfit?)

– Giochi Fisici: Bocce, bowling, yoga dolce o giochi di movimento interattivi come quelli offerti dalla Wii.

Il gioco non è solo un passatempo, ma un potente strumento per migliorare la qualità della vita. Teniamo presente l’importanza del gioco per i nostri anziani: è un investimento nel loro benessere e una meravigliosa opportunità per condividere momenti di gioia e connessione.

Per finire, ti ricordiamo che i servizi di Assistenza Domiciliare Pane e Rose comprendono attività di animazione, socializzazione e stimolazione cognitiva: anche noi usiamo il gioco per accrescere il benessere delle persone anziane di cui ci prendiamo cura.

Anziana con robot di telepresenza
I Robot di Telepresenza nell’Assistenza Domiciliare: Un Futuro di Cura e Innovazione 960 640 Pane e Rose - cooperativa sociale

I Robot di Telepresenza nell’Assistenza Domiciliare: Un Futuro di Cura e Innovazione

La tecnologia ha aperto nuove frontiere nel campo dell’assistenza domiciliare, facendo emergere soluzioni innovative che promettono di migliorare significativamente la qualità della vita degli anziani. Tra queste, spicca l’introduzione dei robot di telepresenza, dispositivi all’avanguardia capaci di offrire supporto e sicurezza.

Il robot di telepresenza nell’assistenza domiciliare è uno strumento progettato per consentire alle persone di essere presenti a distanza in un altro luogo. Attraverso l’uso di video, audio e capacità di movimento controllabili da remoto, questi robot permettono agli utenti di interagire con l’ambiente e le persone presenti. Nel caso dei servizi domiciliari, questo significa che, sebbene il caregiver non sia fisicamente presente, può vedere, parlare, ascoltare e muoversi nell’ambiente dell’anziano come se lo fosse.

I robot di telepresenza sono dotati di telecamere, microfoni e altoparlanti, oltre che uno schermo su cui viene visualizzato il volto del caregiver, rendendo l’interazione più personale.

Grazie ad uno studio condotto dall’Università di Firenze con la rete Umana Persone, a cui ha collaborato la cooperativa Pane e Rose, abbiamo ora una comprensione più profonda dell’impatto positivo che i robot di telepresenza possono avere nellassistenza domiciliare.

Lo studio ha valutato diversi criteri chiave per l’introduzione efficace dei robot. Elementi cruciali risultano essere la capacità di monitorare le condizioni di salute degli utenti e di fornire supporto emotivo e sociale. Oltre a ciò, la facilità di utilizzo da parte degli anziani e dei loro caregiver assicura che questa tecnologia sia accessibile a tutti, senza barriere.

L’introduzione dei robot di telepresenza rappresenta non solo un salto qualitativo nell’efficienza dei servizi di assistenza, ma anche un miglioramento tangibile nella vita quotidiana dei pazienti. Questi dispositivi garantiscono una maggiore indipendenza agli anziani, rafforzando il loro senso di sicurezza all’interno del proprio ambiente domestico.

L’uso dei robot di telepresenza nellassistenza domiciliare apre scenari promettenti per migliorare non solo l’efficienza dei servizi ma anche la qualità della vita dei beneficiari.

 Affrontando con coraggio le sfide e cogliendo le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica, possiamo progettare un futuro dell’assistenza caratterizzato da maggiore sicurezza, indipendenza e umanità.

Vuoi maggiori informazioni? Chiamaci al 340 1287018 o scrivi a assistenzadomiciliare@panerosecoop.it

robot di telepresenza nell'assistenza domiciliare
Linee educative Urbane, arte contemporanea
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Fare Arte e imparare ad Essere Felici

Ancora una volta – visto il grande successo dell’iniziativa sulla Street Art dello scorso anno – Linee Educative Urbane trova casa nel bellissimo spazio de Lanarchico, un luogo nel quale la regola fondamentale è quella di dare sfogo alla propria creatività. Linee Educative Urbane è un progetto a cura della cooperativa Pane&Rose scs onlus che ha come partner la Fondazione Opera Santa Rita da Cascia ONLUS, il Comune di Prato, il Circolo Arci Eugenio Curiel, il PIN S.c.r.l. Servizi Didattici e Scientifici per l’Università di Firenze, l’associazione di volontariato Studialibero, l’ITEPS Paolo Dagomari, l’Isis Gramsci-Keynes, l’ISISS Cicognini Rodari, IC Mascagni e IC Don Milani.

Fare arte e imparare ad essere felici è un Corso gratuito di Arte Contemporanea ( e molto di più) per ragazzi che hanno voglia di passare qualche pomeriggio in maniera decisamente diversa dal solito. Gli incontri sono gratuiti e si terranno Sabato 6 , Sabato 13 e Sabato 20 aprile a partire dalle ore 15.00. E’ possibile iscriversi su IG @lanarchico_prato o inviando una mail a lanarchicoprato@gmail.com ( ma si può anche arrivare direttamente agli incontri).

Linee educative Urbane, arte contemporanea
Movimento e socialità: le chiavi per un invecchiamento sano e felice 960 778 Pane e Rose - cooperativa sociale

Movimento e socialità: le chiavi per un invecchiamento sano e felice

L’importanza del movimento nella terza età è un tema ampiamente discusso e supportato da numerose ricerche scientifiche: mantenere un livello adeguato di attività fisica può contribuire significativamente a migliorare la qualità della vita degli anziani, offrendo benefici che spaziano dal mantenimento dell’autonomia funzionale al miglioramento del benessere psicologico.

Attività come camminare, nuotare, o andare in bicicletta, sono particolarmente raccomandate per migliorare la circolazione sanguigna e la resistenza cardiovascolare​.

Ma l’attività fisica da sola non basta: perché i benefici siano completi, anche la socialità gioca un ruolo chiave. Attività di gruppo come la ginnastica dolce, il pilates, lo stretching (o, perché no, la danza!) oltre a promuovere il movimento, offrono l’opportunità di interagire socialmente, combattendo l’isolamento e favorendo il mantenimento di reti sociali.

Mantenersi attivi non solo aiuta fisicamente, migliorando la mobilità e riducendo il rischio di cadute e lesioni, ma offre anche vantaggi a livello mentale, stimolando la produzione di endorfine, che migliorano l’umore e riducono lo stress e l’ansia​.

Scegliere attività fisiche adatte alle proprie capacità ed esigenze diventa essenziale per trarne il massimo beneficio, per questo è importante chiedere il parere del proprio medico prima di iniziare un nuovo programma di esercizi​​.

Incorporare semplici attività fisiche nella vita quotidiana può essere un ottimo modo per gli anziani di rimanere attivi e mantenere un alto livello di benessere fisico e mentale. Ecco alcuni esempi pratici di attività facilmente integrabili nella routine quotidiana:

  • Camminata: Una delle attività più semplici e accessibili, camminare può essere praticato quasi ovunque. Una passeggiata quotidiana al parco o anche semplicemente fare più volte le scale di casa aiuta a mantenere il cuore e i muscoli in salute.
  • Stretching o Yoga: Integrare nella giornata momenti dedicati allo stretching o alla pratica dello yoga può migliorare la flessibilità, l’equilibrio e la forza muscolare, riducendo il rischio di cadute e lesioni.
  • Ginnastica dolce: Esercizi di ginnastica dolce possono essere svolti anche a casa, utilizzando video tutorial o seguendo programmi televisivi dedicati, per rafforzare muscoli e articolazioni senza sovraccaricarli.
  • Giardinaggio: Occuparsi del proprio giardino o delle piante di casa non è solo un hobby rilassante, ma anche un’ottima attività fisica che stimola la mobilità e il contatto con la natura.
  • Cura dell’orto: Coltivare un orto, oltre a fornire il piacere di mangiare ciò che si è coltivato, richiede un’attività fisica moderata e regolare, utile per mantenere un buon livello di attività fisica.
  • Attività di squadra: Partecipare a giochi di squadra o attività di gruppo, come le bocce o balli di coppia, permette di unire l’utile al dilettevole, stimolando la socialità e mantenendo il corpo in movimento.

Ricordiamo che è sempre importante consultare il medico prima di iniziare qualsiasi nuova attività fisica, soprattutto se si hanno fragilità o patologie. L’adozione di un approccio graduale, ascoltando il proprio corpo e rispettando i suoi limiti, è essenziale per trarre i massimi benefici dall’attività fisica in età avanzata.

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